Gli interventi di restauro devono tener conto dell’estetica del manufatto, oltre che conservarne il suo valore dato dal tempo.
Per quanto riguarda i mobili, si tratta di intervenire sulle loro rifiniture rispettando il più possibile la loro estetica originaria ed è quindi necessario che ogni operazione sia eseguita a regola d’arte da professionisti in grado di analizzare in maniera approfondita il manufatto e saper scegliere quale siano gli interventi più consoni.
Il procedimento che apre il restauro delle finiture di un mobile è rappresentato dalla stuccatura, con la quale si interviene sulle piccole imperfezioni superficiali, quali crepe, fori di tarli o i segni lasciati da chiodi. A seconda delle necessità, lo stucco da utilizzare può essere a cera, a gommalacca o classico, composto da gesso di Bologna, terre colorate e colla d’ossa.
Molto importante che la stuccatura venga eseguita soltanto su piccole imperfezioni, in quanto su imperfezioni più estese e profonde si dovrà agire con integrazioni di legno della stessa essenza e possibilmente anche dello stesso periodo di quello originale. Lo stucco verrà quindi usato solo per rifinire, a meno che il professionista non ritenga opportuno utilizzare stucco a gommalacca per piccole integrazioni su mobili di valore che verranno lucidati a tampone.
L’ultima operazione del restauro di un mobile è rappresentata dalla lucidatura. A seconda del mobile, potrà essere scelto un diverso metodo di lucidatura: a gommalacca (che dona lucentezza al mobile, che al tatto si presenta asciutto e vellutato); a cera (indicata soprattutto per mobili in massello o rustici, in quanto la superficie risulta brillante ma satinata); a tampone (o alla francese), che va eseguita da mani esperte in quanto si tratta di un procedimento più lungo e delicato, particolarmente indicato per i mobili più ricercati e di valore, in noce o altre essenze pregiate.
Prima della lucidatura va eseguita una pomiciatura per chiudere i pori del legno e rendere la superficie del legno più liscia, quindi, dopo la lucidatura vera e propria, si procede a una brillantatura, operazione che va fatta in modo accurato e che perfeziona il lavoro.
La tintura permette al legno di ottenere la colorazione desiderata senza però l’effetto coprente della verniciatura. Il legno così trattato, infatti, mantiene in evidenza le venature e i nodi del legno, donandogli tutto il suo pregio.
Si tratta di un intervento che richiede adeguate competenze ed esperienza, in quanto il risultato dipende sia dal tipo di tinta impiegata ma anche dalla reazione con le sostanze contenute nel legno e quindi anche quelle utilizzate per il restauro.
Oggi oltre alle tinte di origine minerale e vegetale si sono aggiunte anche tinte sintetiche derivate dal catrame.
Tra le tinte attualmente più utilizzate il mordente noce (o Terra di Cassel), una tinta a base acquosa che, a seconda delle diluizioni, assume colorazioni diverse (diverse tonalità di noce e di mogano, ciliegio, ebano…) e, tra quelle sintetiche, le aniline, che possono essere all’acqua (compatibili con vernici a base alcolica o sintetica), all’alcol (per legni molto sottili), ai grassi.
Oltre all’aggiunta di pigmenti, altra tecnica di tintura è costituita dalla mordenzatura, che si basa sulla reazione dei tannini del legno con determinate sostanze; una tecnica che dà validi risultati ma che va eseguita da chi ha molta esperienza per non incorrere in risultati non soddisfacenti.
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