Una volta che per un mobile si è valutato e predisposto un piano di restauro e si è proceduto al ripristino delle sue funzionalità con interventi di falegnameria, si è pronti per intervenire con l’ultima fase delle operazioni di restauro con stuccatura, tintura e lucidatura.
Si tratta in pratica di occuparsi della sua parte estetica in modo sapiente per dare al mobile una finitura a regola d’arte che lo valorizzi, ne preservi la superficie e ne esalti la bellezza e le forme.
A seconda della tecnica utilizzata dal restauratore (e ogni maestro ha il suo personale metodo “segreto”!) e a cosa si ritiene più opportuno per un determinato mobile, si procede a una lucidatura ad alcol e gommalacca secondo diverse modalità.
La gommalacca è una resina naturale che deriva dalle secrezioni di un insetto (una cocciniglia) che ha il suo habitat in Asia meridionale e che viene utilizzata in Europa per la lucidatura di mobili e strumenti musicali fin dal XVII secolo. La si trova in commercio in scaglie di colore ambrato o biondo che vanno opportunamente sciolte in alcol denaturato, ma la si trova anche pronta all’uso. Dona lucentezza e un aspetto vellutato alle superfici.
La sua applicazione può essere eseguita a pennello o a tampone, ovvero con un cuscinetto preparato con una pezza di lana non colorata che non lasci peli, avvolta in una morbida tela bianca di cotone o di lino, la cui realizzazione varia però da regione a regione e da lucidatore a lucidatore.
Per i mobili rustici in legni quali abete, olmo, castagno e rovere, ai quali si addice di più una superficie satinata, si utilizza una finitura opaca a cera, con la quale la gommalacca viene stesa a pennello, mentre per i mobili di un certo valore in essenze pregiate si esegue una lucidatura a tampone.
La lucidatura consiste in diverse fasi: con la pomiciatura si procede a chiudere i pori del legno, quindi si passa alla lucidatura vera e propria, infine alla brillantatura.
La lucidatura a tampone (detta anche alla francese o a stoppino) richiede esperienza ed è piuttosto laboriosa, in quanto richiede parecchio tempo e buona pratica.
Si può ottenere un risultato semilucido oppure brillante (in questo caso si interviene con molto alcool e poca gommalacca).
Una volta stesa la gommalacca sulla superficie, l’alcol contenuto nella soluzione evapora e lascia uno strato di gommalacca che si indurisce e mette in risalto il colore e le venature del legno.
Per quanto riguarda la finitura a tampone, è importante che il tampone scorra bene, quindi si possono far passare delle gocce di olio paglierino sulla superficie per far scorrere il tampone senza strappi.
Si inizia seguendo le venature del legno, in modo continuo da un lato all’altro e senza ripassare dove si è già applicato il tampone. Si procede quindi disegnando degli otto su tutta la superficie, iniziando da un lato e, senza interrompersi, fino a quello opposto. Infine si passa il tampone disegnando una serie di cerchi contigui.
Queste passate vanno eseguite fino a che non si ottiene il risultato desiderato e utilizzando gommalacca sempre più diluita. È necessario che tra una fase e l’altra passi del tempo, in modo tale che la gommalacca sia ben asciutta. Per questo si tratta di una operazione che richiede pazienza e tempo.
Infine si può procedere con la brillantatura, con la quale si provvede a togliere i segni lasciati dal tampone ed eliminare le imperfezioni.
Con una patinatura (effettuata con cera) si può proteggere la gommalacca e dare un aspetto patinato al mobile.
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