LUCIDATURA MOBILI ANTICHI a Roma

Restauro conservativo per mobili di pregio

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    Lucidatura mobili - Roma

    Nel restauro dei mobili antichi è prevista una vasta gamma di interventi rivolti al recupero e alla conservazione di arredi e complementi che sono espressione di una determinata epoca e frutto dell’abilità di artigiani del passato.

    I mobili antichi, infatti, hanno alle spalle una lunga storia e, a differenza di altri manufatti, sono oggetti che venivano utilizzati ed è dunque importante che un intervento di restauro riporti in luce il loro splendore originario ma anche la loro funzionalità.

    Prima di tutto il restauratore procede a un’attenta osservazione delle caratteristiche del mobile e a uno studio dettagliato delle condizioni estetiche e funzionali originarie. Dopo la diagnosi, si procede all’individuazione del piano di interventi.
    In genere la prima parte degli interventi riguarda la rimessa in sesto della funzionalità del mobile, con operazioni di falegnameria che consistono nella riparazione di parti rotte, mancanti o in fase di rottura, per poi proseguire con operazioni che riguardano la parte estetica, come la stuccatura, la tintura e la lucidatura.

    Queste operazioni fanno parte a pieno titolo del restauro del mobile antico e anzi, spesso e volentieri sono gli interventi che impegnano più tempo e tecnica nel complesso degli interventi di restauro del mobile.

    La lucidatura ad alcool e gommalacca può avere differenti tipologie di finitura estetica a seconda della tecnica di cui il restauratore si serve per applicarla:

    Finitura opaca a cera
    (previa stesura a pennello della gommalacca)
    Finitura a tampone semilucida
    (lavorazione con gommalacca data a tampone)
    Finitura a tampone brillante
    (lavorazione con molto alcool e poca gommalacca data a tampone)

    ALCUNI PRIMA E DOPO

    STUCCATURA, LUCIDATURA E TINTURA

    Gli interventi di restauro devono tener conto dell’estetica del manufatto, oltre che conservarne il suo valore dato dal tempo.
    Per quanto riguarda i mobili, si tratta di intervenire sulle loro rifiniture rispettando il più possibile la loro estetica originaria ed è quindi necessario che ogni operazione sia eseguita a regola d’arte da professionisti in grado di analizzare in maniera approfondita il manufatto e saper scegliere quale siano gli interventi più consoni.

    Il procedimento che apre il restauro delle finiture di un mobile è rappresentato dalla stuccatura, con la quale si interviene sulle piccole imperfezioni superficiali, quali crepe, fori di tarli o i segni lasciati da chiodi. A seconda delle necessità, lo stucco da utilizzare può essere a cera, a gommalacca o classico, composto da gesso di Bologna, terre colorate e colla d’ossa.
    Molto importante che la stuccatura venga eseguita soltanto su piccole imperfezioni, in quanto su imperfezioni più estese e profonde si dovrà agire con integrazioni di legno della stessa essenza e possibilmente anche dello stesso periodo di quello originale. Lo stucco verrà quindi usato solo per rifinire, a meno che il professionista non ritenga opportuno utilizzare stucco a gommalacca per piccole integrazioni su mobili di valore che verranno lucidati a tampone.

    L’ultima operazione del restauro di un mobile è rappresentata dalla lucidatura. A seconda del mobile, potrà essere scelto un diverso metodo di lucidatura: a gommalacca (che dona lucentezza al mobile, che al tatto si presenta asciutto e vellutato); a cera (indicata soprattutto per mobili in massello o rustici, in quanto la superficie risulta brillante ma satinata); a tampone (o alla francese), che va eseguita da mani esperte in quanto si tratta di un procedimento più lungo e delicato, particolarmente indicato per i mobili più ricercati e di valore, in noce o altre essenze pregiate.

    Prima della lucidatura va eseguita una pomiciatura per chiudere i pori del legno e rendere la superficie del legno più liscia, quindi, dopo la lucidatura vera e propria, si procede a una brillantatura, operazione che va fatta in modo accurato e che perfeziona il lavoro.

    La tintura permette al legno di ottenere la colorazione desiderata senza però l’effetto coprente della verniciatura. Il legno così trattato, infatti, mantiene in evidenza le venature e i nodi del legno, donandogli tutto il suo pregio.
    Si tratta di un intervento che richiede adeguate competenze ed esperienza, in quanto il risultato dipende sia dal tipo di tinta impiegata ma anche dalla reazione con le sostanze contenute nel legno e quindi anche quelle utilizzate per il restauro.

    Oggi oltre alle tinte di origine minerale e vegetale si sono aggiunte anche tinte sintetiche derivate dal catrame.
    Tra le tinte attualmente più utilizzate il mordente noce (o Terra di Cassel), una tinta a base acquosa che, a seconda delle diluizioni, assume colorazioni diverse (diverse tonalità di noce e di mogano, ciliegio, ebano…) e, tra quelle sintetiche, le aniline, che possono essere all’acqua (compatibili con vernici a base alcolica o sintetica), all’alcol (per legni molto sottili), ai grassi.
    Oltre all’aggiunta di pigmenti, altra tecnica di tintura è costituita dalla mordenzatura, che si basa sulla reazione dei tannini del legno con determinate sostanze; una tecnica che dà validi risultati ma che va eseguita da chi ha molta esperienza per non incorrere in risultati non soddisfacenti.

    Lucidatura ad alcol e gommalacca

    Una volta che per un mobile si è valutato e predisposto un piano di restauro e si è proceduto al ripristino delle sue funzionalità con interventi di falegnameria, si è pronti per intervenire con l’ultima fase delle operazioni di restauro con stuccatura, tintura e lucidatura.
    Si tratta in pratica di occuparsi della sua parte estetica in modo sapiente per dare al mobile una finitura a regola d’arte che lo valorizzi, ne preservi la superficie e ne esalti la bellezza e le forme.

    A seconda della tecnica utilizzata dal restauratore (e ogni maestro ha il suo personale metodo “segreto”!) e a cosa si ritiene più opportuno per un determinato mobile, si procede a una lucidatura ad alcol e gommalacca secondo diverse modalità.
    La gommalacca è una resina naturale che deriva dalle secrezioni di un insetto (una cocciniglia) che ha il suo habitat in Asia meridionale e che viene utilizzata in Europa per la lucidatura di mobili e strumenti musicali fin dal XVII secolo. La si trova in commercio in scaglie di colore ambrato o biondo che vanno opportunamente sciolte in alcol denaturato, ma la si trova anche pronta all’uso. Dona lucentezza e un aspetto vellutato alle superfici.

    La sua applicazione può essere eseguita a pennello o a tampone, ovvero con un cuscinetto preparato con una pezza di lana non colorata che non lasci peli, avvolta in una morbida tela bianca di cotone o di lino, la cui realizzazione varia però da regione a regione e da lucidatore a lucidatore.
    Per i mobili rustici in legni quali abete, olmo, castagno e rovere, ai quali si addice di più una superficie satinata, si utilizza una finitura opaca a cera, con la quale la gommalacca viene stesa a pennello, mentre per i mobili di un certo valore in essenze pregiate si esegue una lucidatura a tampone.

    La lucidatura consiste in diverse fasi: con la pomiciatura si procede a chiudere i pori del legno, quindi si passa alla lucidatura vera e propria, infine alla brillantatura.
    La lucidatura a tampone (detta anche alla francese o a stoppino) richiede esperienza ed è piuttosto laboriosa, in quanto richiede parecchio tempo e buona pratica.
    Si può ottenere un risultato semilucido oppure brillante (in questo caso si interviene con molto alcool e poca gommalacca).

    Una volta stesa la gommalacca sulla superficie, l’alcol contenuto nella soluzione evapora e lascia uno strato di gommalacca che si indurisce e mette in risalto il colore e le venature del legno.
    Per quanto riguarda la finitura a tampone, è importante che il tampone scorra bene, quindi si possono far passare delle gocce di olio paglierino sulla superficie per far scorrere il tampone senza strappi.

    Si inizia seguendo le venature del legno, in modo continuo da un lato all’altro e senza ripassare dove si è già applicato il tampone. Si procede quindi disegnando degli otto su tutta la superficie, iniziando da un lato e, senza interrompersi, fino a quello opposto. Infine si passa il tampone disegnando una serie di cerchi contigui.
    Queste passate vanno eseguite fino a che non si ottiene il risultato desiderato e utilizzando gommalacca sempre più diluita. È necessario che tra una fase e l’altra passi del tempo, in modo tale che la gommalacca sia ben asciutta. Per questo si tratta di una operazione che richiede pazienza e tempo.

    Infine si può procedere con la brillantatura, con la quale si provvede a togliere i segni lasciati dal tampone ed eliminare le imperfezioni.
    Con una patinatura (effettuata con cera) si può proteggere la gommalacca e dare un aspetto patinato al mobile.

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